© Photo by Francesco Bellina
28.09.2021
Port Cities
Between Land and Sea: a living hub for transnational institutions and practices
Ports are the condition of possibility for the sea to become a defining element of human history. Ports allow land and water to compenetrate and shape each other. The sea as a protagonist and not a prop, Fernand Braudel’s sea as an agent of human transformation—that sea is unimaginable without the port. Ports are at once port-cities, stretches of inhabited land that project towards the water. Ports are structural in-between, liminal spaces: a nexus of contradiction, hybridity, and transformation. They are a space of collectivisation of difference, and a space of struggle over that difference.
The Sea has been the great connector of lands, with their peoples and their histories. No place such as Sicily - with its Phoenician, Greek, Roman, Arab, Normand and Spanish dominations – better enshrines this. But the sea is equally the great divider. Separating wealth from poverty, inclusion from exclusion. It is a sea that many try to cross only to find invisible walls, rejection, and in some cases death. Nowhere is this more evident than in the stark separation of the Mediterranean’s Northern and Southern shores.
Port cities embody contradictions.
Familiar/Uncanny—In the history of ports, we find united the projection towards the outside and the construction of an inside. Safety and danger, the familiar and the uncanny. The city, in the mythological reading of Jan Patočka, is the foundation of the familiar, of that which makes us feel at home. And this space coexists, always already, with its exterior, with the absence and denial of control, with the foreign and the disturbing. The port remains in tension between opposites and allows for their dynamic relation and interpenetration.
Self/Other—In this sense, ports are the epicentre of the interplay between self and other. Human communities are defined by a logic that is both inclusive and exclusionary, as each boundary draws a dividing line: it identifies the us, the space of solidarity, and that which is foreign. Ports are the door to the other par excellence and hence they are also the premise for the construction of the self: we define our identity against those we cannot identify with. And yet ports also embody the excess of the other, its capacity to denude and transform all fictional identity.
Goods/People—From ancient trade routes to colonial violence all the way to China’s Belt and Road Initiative, logistics has represented both an apparatus of control and the condition of emancipation. It is no coincidence that the simplified alphabet – a common good of the people – was first devised in two merchant cities: Ougarit and Byblos. As waterways bridge the distances, ports foster new technologies to bridge human differences, exploding the dialectic between the human desire to connect, the economic imperative to exchange and the political aspiration to control.
Controllers/Controlled — It is in no way insignificant who exercises control over human connection and what political space is powerless in the face of economic exchange. Logistics are the promise that frictionless movement of goods, capital, and information enables the forms of control and measurement that ensure these fluxing demands will be satisfied in a timely and efficient manner. But greater connectivity is achieved at the cost of erasing all obstacles that stand in its way, be they human flows, urban fabric, or environmental elements. The space of logistics is therefore defined in relation to the power that operates it, the power that delivers the promise. And that power, albeit too often unknown to itself, lies with the workers, fishermen, migrants that operate and daily oil the machine of international trade and consumption.
Land/Sea — Port cities lie between the land and the sea. They are the starting point of our project: a political encounter and a programme of original artistic and theatrical productions developed and presented between Palermo, Tunis, and Bremen, acting as a bridge between Europe and the Maghreb and between the South and the North of Europe.
At a historical moment when humanity is facing unprecedented planetary challenges, artists, activists and citizens need to invent new ways to come together across borders and develop transnational and solidarity narratives. BETWEEN LAND AND SEA engages more than 50 artists, workers, researchers, migrants, fishermen, farmers and citizens to develop concrete transnational alliances, narratives and practices of solidarity to withstand future crises and disasters, such as desertification, conflicts arising from growing economic inequality, rising sea levels, displacement and global migration.
All projects are original productions developed by Studio Rizoma, Dream City Biennale, and Theater Bremen. We hope they will trigger your interest and we invite you to discover more and browse the complete programme in this website.
Città Portuali
Tra terra e mare: un hub vivente per istituzioni e pratiche transnazionali
I porti sono la condizione di possibilità per il mare di diventare un elemento determinante della storia umana. I porti permettono alla terra e all'acqua di compenetrarsi e modellarsi a vicenda. Il mare come protagonista e non come oggetto di scena, il mare di Fernand Braudel come agente di trasformazione umana - quel mare è inimmaginabile senza il porto. I porti sono allo stesso tempo città-porto, tratti di terra abitata che si proiettano verso l'acqua. I porti sono spazi strutturali intermedi, liminali: un nesso di contraddizione, ibridazione e trasformazione. Sono uno spazio di collettivizzazione della differenza e uno spazio di lotta su quella differenza.
Il mare è stato il grande connettore della terra, con i suoi popoli e le sue storie. Nessun luogo come la Sicilia - con le sue dominazioni fenicia, greca, romana, araba, normanna e spagnola - lo racchiude meglio. Ma il mare è anche il grande divisore. Separa la ricchezza dalla povertà, l'inclusione dall'esclusione. È un mare che molti cercano di attraversare solo per trovare muri invisibili e in alcuni casi morte. Da nessuna parte questo è più evidente che nella netta separazione delle coste settentrionale e meridionale del Mediterraneo.
Le città portuali incarnano contraddizioni.
Familiare/Inquietante — Nella storia dei porti, troviamo unite la proiezione verso l'esterno e la costruzione di un interno. Sicurezza e pericolo, il familiare e l'inquietante. La città, nella lettura mitologica di Jan Patočka, è il fondamento del familiare, di ciò che ci fa sentire a casa. E questo spazio coesiste, sempre già, con il suo esterno, con l'assenza e la negazione del controllo, con lo straniero e l'inquietante. Il porto rimane in tensione tra gli opposti e permette la loro relazione dinamica e la loro compenetrazione.
Sé/Altro — In questo senso, i porti sono l'epicentro dell'interazione tra il sé e l'altro. Le comunità umane sono definite da una logica al tempo stesso inclusiva ed escludente, poiché ogni confine traccia una linea di demarcazione: identifica il noi, lo spazio della solidarietà, e ciò che è straniero. I porti sono la porta dell'altro per eccellenza e quindi sono anche la premessa per la costruzione del sé: definiamo la nostra identità rispetto a chi non possiamo identificare. Eppure i porti incarnano anche l'eccesso dell'altro, la sua capacità di denudare e trasformare ogni identità fittizia.
Merci/Persone — Dalle antiche rotte commerciali alla violenza coloniale fino alla Belt and Road Initiative cinese, la logistica ha rappresentato sia un apparato di controllo che la condizione di emancipazione. Non è un caso che l'alfabeto semplificato - un bene comune del popolo - sia stato ideato per la prima volta in due città mercantili: Ougarit e Byblos. Mentre le vie d'acqua colmano le distanze, i porti promuovono nuove tecnologie per colmare le differenze umane, facendo esplodere la dialettica tra il desiderio umano di connettersi, l'imperativo economico di scambiare e l'aspirazione politica di controllare.
Controllori/Controllati — Non è affatto insignificante chi esercita il controllo sulla connessione umana e quale spazio politico è impotente di fronte allo scambio economico. La logistica è la promessa che il movimento senza attrito di merci, capitali e informazioni permette le forme di controllo e di misurazione che assicurano che queste richieste fluttuanti siano soddisfatte in modo tempestivo ed efficiente. Ma una maggiore connettività si ottiene a costo di cancellare tutti gli ostacoli che si frappongono, siano essi flussi umani, tessuto urbano o elementi ambientali. Lo spazio della logistica è quindi definito in relazione al potere che lo gestisce, il potere che mantiene la promessa. E questo potere, anche se troppo spesso sconosciuto a se stesso, è quello dei lavoratori, dei pescatori, dei migranti che fanno funzionare e oliano quotidianamente la macchina del commercio e del consumo internazionale.
Terra/Mare — Le città portuali si trovano tra la terra e il mare. Sono il punto di partenza del nostro progetto: un incontro politico e un programma di produzioni artistiche e teatrali originali sviluppate e presentate tra Palermo, Tunisi e Brema, per costruire un ponte allo stesso tempo tra l'Europa e il Maghreb e tra il Sud e il Nord dell'Europa.
In un momento storico in cui l'umanità sta affrontando sfide planetarie senza precedenti, artisti, attivisti e cittadini hanno bisogno di inventare nuovi modi per unirsi attraverso le frontiere e sviluppare narrazioni transnazionali e solidali. BETWEEN LAND AND SEA coinvolge più di 50 artisti, lavoratori, ricercatori, migranti, pescatori, agricoltori e cittadini per sviluppare alleanze transnazionali concrete, narrazioni e pratiche di solidarietà per resistere a crisi e disastri futuri, come la desertificazione, i conflitti derivanti dalla crescente disuguaglianza economica, l'innalzamento del livello del mare e la migrazione globale.
Tutti i progetti sono produzioni originali sviluppate da Studio Rizoma, Dream City Biennale e Theater Bremen. Speriamo li troverete interessanti e vi invitiamo a scoprire di più e visionare il programma completo in questo sito.
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